L'invenzione del tempo
ARCHIVIO FOTOGRAFICO OLIVA
Catalogo fotografico a cura di Roberto Lacarbonara
Lo studio fotografico
Siamo negli anni della Belle Époque: la borghesia, che oramai si afferma come classe abbiente, non vanta la tradizione nobiliare della commissione al pittore di grido, ma sempre di più la possibilità economica e la volontà di preservare e conservare la memoria di un momento rilevante della vita nel soggetto ritratto da una fotografia. In questo contesto storico, nasce lo Studio Fotografico Oliva: uno dei primi in Puglia, sorgerà a Locorotondo nell’odierna piazza Marconi, nell’edificio che delimita l’inizio di Corso XX Settembre, di fronte al vecchio sanatorio. Non passa per nulla inosservato; pubblicizza in modo moderno l’innovativa attività fin dal suo nascere, sia per il rilievo del nome di famiglia nell’insegna, sia per l’enorme grafica che cattura l’attenzione del passante con la garanzia della “firma”: OLIVA. E poi tre parole: FOTOGRAFIA, ZINCOTIPIA, FOTOTIPIA.
L’archivio Oliva
È difficile, ad oggi, quantificare il numero esatto di foto che costituiscono il patrimonio fotografico della famiglia Oliva. Ancora in fase di realizzazione di questo volume sono stati recuperati alcuni significativi ritratti in studio che abbiamo subito incluso, così come non è stato ancora digitalizzato un cospicuo gruppo di fotografie relative a matrimoni e cerimonie realizzate tra il 1950 e il 1970.
Per quanto attiene al materiale recuperato durante la prima fase dei lavori si tratta di circa un migliaio di scatti di cui la maggior parte, più antichi, realizzati su lastra in vetro. Le lastre in vetro sono di varie misure (cm 9×12; 12×16; 13×18; 18×24). La più frequente è 18×24. Una parte minoritaria, cronologicamente successiva, è invece realizzata su pellicola (in questo caso anche a colori) di formato 6×6.
Il restauro delle lastre
Come sarà noto agli appassionati, all’inizio erano gli stessi fotografi a spalmare questa gelatina al bromuro d’argento sulla lastra, ma già ai tempi del primo Studio Fotografico Oliva esistevano in commercio delle latre pronte per l’uso. Sulle lastre era spalmata un’emulsione gelatinosa sensibile alla luce che “seccandosi” impressionava l’immagine riflessa all’interno del grande corpo macchina attraverso il foro dell’ottica. Essendo in vetro le lastre risultano essere estremamente fragili. Alcune presentano dei tagli sui bordi realizzati con delle pinze per adattarle alle attrezzature in possesso dei fotografi (che allora come adesso avevano diversi formati), altre delle incrinature o graffi accidentali sulle superfici, mentre le emulsioni per quanto ben conservate a volte sono state soggette a muffe o polvere.